Disclaimers: tutto
questo avviene dopo 'corrompere la luce', se a qualcuno è scappato questo
capolavoro, fa niente, diciamo che i personaggi di Yoroiden Samurai
Troopers (che non mi appartengono e con i quali non guadagno $$ ... a meno
che qualcuno di voi voglia pagarmi per leggere il seguito ... ma non credo
proprio anche perchè se vi piace l'inizio, il resto ve lo posto anche
gratis!!!) sono stato un po' manipolati dalla mia mente malata per far
saltare fuori questo casino
RINGRAZIAMENTO doveroso alla mia consulente estetico/medica: la mia Ljs!
Senza di lei questa parte non sarebbe mai potuta nascere per cui . .
prendetevela con lei!!! :P!
Ah ... un'ultima cosa e poi vi lascio leggere tra # ci sono le frasi che si
scambiano telepaticamente!
Fili
intrecciati
di Dhely
parte V
Il fondo.
Il fondo di un bicchiere che si intravedeva bene oltre il sottile strato
di liquido trasparente che vi era adagiato sopra. Era quello il fondo
oltre al quale non si poteva andare? Seiji si trovò a sorridere, non si
ricordava come era arrivato lì, non sapeva neppure dove fosse lì. Sapeva
che era triste, che si sarebbe dovuto buttare giù da un dirupo ma il
perché . . il perché gli sfumava nel cervello, nebbia densa che
cancellava pietosamente il suo passato.
Socchiuse lentamente gli occhi, il mondo che continuava ad ondeggiargli e
sfumargli intorno come se non fosse altro che un sogno. Un sogno. Sarebbe
stato bello aprire gli occhi e scoprire che era tutto finto. Che non era
successo niente. Aprire gli occhi e ritrovarsi nel suo letto, nella sua
stanza, con Touma al fianco che dormiva nascondendo il capo sotto il
lenzuolo per il fastidio che gli dava la luce che entrava dalla finestra,
e il suo profumo, e il suo tepore, e la sua pelle . .
Quando riaprì gli occhi Seiji si trovò di nuovo seduto di fronte a quel
bancone di un locale molto raffinato, luce soffusa, superfici
scintillanti.
Da solo. Sospirò portandosi alle labbra il bicchiere, ingoiandone il
contenuto. Il calore che gli mordeva la gola, lo stomaco, la vertigine che
aumentava ma il presente diventava sempre più soffuso e anche il dolore
affogava lentamente . .
"Un altro."
Il ragazzo dall'altra parte del bancone non mosse un solo muscolo del
viso, si limitò a prendere una bottiglia e riempirgli il bicchiere.
Quante volte era già successo? Tre? Quattro? Non lo sapeva, non
gl'importava. Non aveva un soldo con sé, veramente aveva guidato senza
patente e non aveva neppure mezzo documento, se qualcuno l'avesse fermato
l'avrebbero messo in prigione ma d'altra parte non gli pareva di avere
chissà cosa di importante da fare, che ci fosse qualcuno che lo
aspettasse. Quando quel barista gli avesse presentato il conto non poteva
sperare di fare altra fine. Bhè, andare in prigione sarebbe stata
un'esperienza . .
Che caldo. Che caldo terribile che sentiva. Lo stomaco gli bruciava, le
vene erano in fiamme eppure se si passava una mano sul petto nudo sotto la
giacca di pelle slacciata, era freddo, gelato. Sospirò pensando al
foglietto delle avvertenze allegato alle sue pillole: da non assumere in
concomitanza a sostanze alcoliche. E sorrise alzando di nuovo il
bicchiere.
"Non sembra che ti stia divertendo."
Seiji voltò appena il capo, poi si strinse nelle spalle, di fronte a
quell'uomo che poteva essere suo nonno, a occhio e croce, ma vestito come
suo nonno non si sarebbe mai sognato di mettersi. Giacca e camicia e una
cravatta Oxford. Un grosso anello all'anulare destro e un sorriso untuoso
sul viso.
"Infatti."
"Ma sei qui tutto solo?"
Seiji riprese a fissare senza espressione il suo bicchiere. "Non mi
pare di vedere molte persone oltre a lei che mi stanno parlando."
"Allora posso tenerti compagnia io, se vuoi."
Seiji si passò una mano fra i capelli, sbuffando piano. Come se avesse
bisogno di rispondergli qualcosa! Era ovvio che avrebbe comunque fatto
quello che voleva con lui, lo facevano tutti, l'avevano sempre fatto. Non
si meritava nient'altro.
§Sei una puttana, Seiji!§
"Se non ha proprio niente di meglio da fare."
Lo sentì ridere, tendendo una mano a sfiorargli la guancia strappandogli
un ghigno. "Ma come potrei sopportare l'idea che un bel bambino come
te stia tutto da solo qui, cupo e triste come sei?- gli fece scivolare le
dita sotto la giacca, seguendo i muscoli del collo, delle spalle . . Lo
sentì tremare sotto il suo tocco e rise di nuovo avvicinandoglisi ancor
di più, sfiorandogli l'orecchio con le labbra - Quanto vuoi?"
Seiji sbatté gli occhi un paio di volte.
§Sei una puttana!§
Forse era vero, forse era proprio *quello* che faceva, era quello il suo
lavoro, era per quello che aveva perso i suoi amici . . forse . . Scosse
il capo.
"Sono caro."
Lo sentì continuare a sorridere.
"Lo immaginavo, basta guardarti. Ma sono ricco, possiamo metterci
d'accordo, che ne dici?"
Seiji finì il suo bicchiere tutto d'un fiato, un sorriso pallido dipinto
sul viso.
"Penso che puoi iniziare a pagare qui." con un dito indicò il
barista poi si spostò il ciuffo che gli cadeva sugli occhi con fare
annoiato.
Si alzò in piedi e si trovò ad essere un po' insicuro sulle gambe. Aveva
bevuto troppo . .non era abituato . . Sentì l'uomo passargli una mano
sulla spalla stringendolo a sé. Che schifo. Fu l'ultima cosa che riuscì
a pensare razionalmente, poi si accorse che non esisteva più niente che
avesse una qualche minima importanza.
*****
"Cosa hai fatto!?!"
La voce di Touma ruppe l'incredibile silenzio di ghiaccio che era calato
tra di loro dopo la dichiarazione singhiozzata di Shin. Ryo lo fissava a
bocca spalancata, come se fosse stato un marziano, niente da dire e
neppure da pensare, talmente sconvolto da non riuscire neppure a rendersi
conto di cosa stesse succedendo.
Shuu si avvicinò a Shin, crollato a sedere sul divano con le mani premute
sul volto. Un sospiro.
"Dannazione. Io vorrei tanto riuscire a capire cosa sta succedendo a
tutti quanti, qua dentro . . - si passò una mano fra i capelli, poi si
scosse - Dobbiamo andarlo a cercare."
Touma strinse i pugni. "E bisognerà anche fare in fretta. Se era
sconvolto come penso . . potrebbe fare qualche sciocchezza."
Shin si asciugò gli occhi, le spalle che gli tremavano ancora "Touma
io . . ero . ."
Touma scattò voltandosi verso di lui, gli occhi profondi solcati da lampi
di furia "Taci! Non è questo il momento adatto per mettere in piazza
i nostri problemi. Come sto io e come stai tu è una cosa secondaria.
Anzi, se vuoi saperlo di te in questo momento non me ne frega proprio
niente. Devo ritrovare Seiji. - il suo sguardo scivolò su Ryo, il volto
ritornato risoluto - Mettiamo da parte il resto, per un po'."
Shuu tornò con, in una mano, le chiavi delle macchine e nell'altra il
proprio cellulare e quello di Touma.
"Andiamo, muoviamoci. Ryo viene con me, Shin, tu vai con Touma. Noi
la parte nord, voi quella sud."
Touma salì in macchina, correndo. Avrebbe preferito andarci da solo ma
Shin non era in grado di guidare e Ryo non aveva la patente della
macchina.
Sbuffò mettendo in moto: se gli succedeva qualcosa li avrebbe ammazzati
tutti, uno per uno, con le sue stesse mani, quel bastardo schifoso di Ryo,
e Shin .. Shin, dannazione! Deglutì l'amarezza. Aveva sbagliato lui, e
lui solo. Era lui il compagno di Seiji, era lui che gli doveva fedeltà,
era lui che avrebbe dovuto trattenersi e non baciare Ryo! Sarebbe stato
colpevole anche se Seiji non se ne fosse accorto, sarebbe stato un lurido
degenerato anche se niente di tutto quello fosse saltato fuori. Ora Seiji
era chissà dove, sconvolto, deluso, tradito, e tutta per colpa sua. Se
gli fosse successo qualcosa, qualsiasi cosa, non se lo sarebbe mai
perdonato . .
Era da anni che non pregava più, che non gl'interessava, aveva deciso
d'essere ateo, ma quella notte, correndo come un pazzo sulla strada che
portava in città, si mise a parlare con quell'Essere che qualcuno diceva
esistesse da qualche parte, chiedendogli di salvarlo, di proteggerlo, di
farglielo ritrovare. Aveva una meraviglia di luce e amore fra le braccia,
che gli apparteneva, che lo guardava e sorrideva e si stringeva a lui
dicendo di amarlo e l'aveva gettato nel fango, l'aveva calpestato, l'aveva
umiliato, ferito, disonorato. Non meritava perdono, non meritava
misericordia, non meritava niente di tutto questo, lo sapeva, ma che
almeno a lui non capitasse nulla di male, che stesse bene, che al dolore
non si aggiungesse dolore, che alla sofferenza non si aggiungesse
umiliazione.
Oh, Dio, Seiji . . Seiji . .
Il legame era bloccato all'origine. Seiji non voleva essere in contatto
con loro, oppure, ipotesi che lo spaventava di più della precedente, la
sua mente non era abbastanza lucida per sopportare un flusso simile di
informazioni. Lui non reggeva l'alcol! Si era sempre moderato, come in
tutto quello che faceva, e non si lasciava mai andare, non l'aveva mai
visto andare oltre a un bicchiere di birra, o a un paio di vino durante
alcune cene pantagrueliche che avevano fatto per qualche festeggiamento al
ristorante. Ma quella sera chissà se era rimasto qualcosa del Seiji che
conosceva? Oppure erano riusciti a spezzarlo del tutto? Avrebbe voluto
dire che sapeva che era ben più forte di così, ma quello che gli avevano
fatto, quello che *tutti loro* gli avevano fatto era mostruoso. Si sarebbe
stupito dal trovarlo ubriaco da qualche parte? No.
Ma la cosa lo spaventava a morte. Non voleva che si punisse per gli errori
che altri avevano fatto, non voleva che si imponesse di soffrire per
espiare il peccato altrui. Il *suo* peccato . .
Shin guardava fuori dal finestrino, gli occhi vitrei alla luce dei
lampioni dell'autostrada, poi sospirò piano sollevando Touma da quei suoi
pensieri.
"Non sapevo che Seiji prendesse delle medicine che non teneva
nell'armadietto insieme alle altre. Per che cosa sono?"
Touma si strinse nelle spalle. "Non ha mai preso medicine, si
rifiutava di prenderne anche solo contro il mal di testa, lo sai. E in
camera non teneva niente. Me ne sarei accorto."
"Ha preso una manciata di pastiglie prima di uscire. L'ho visto bene.
Pensavo che . . che tu lo sapessi."
"Infatti lo saprei se avesse tenuto delle medicine in stanza! Me ne
sarei accorto!"
Un nodo gli strinse la gola. Se ne sarebbe dovuto accorgere, ovvio, come
avrebbe dovuto non ferirlo in quel modo . . Shin sospirò scuotendo il
capo. "Scusa, era . . solo una cosa che mi è venuta in mente adesso
. . "
"Perdonami tu, Shin. Può darsi che . . che io non me ne sia accorto.
Io non sapevo di niente del genere. Potrebbe essere grave."
La voce di Touma era piatta ma Shin lesse benissimo quello che gli
spazzava la mente e cercò di sollevarlo. "Magari erano solo . .
integratori per i crampi . ."
Nessuno dei due ci credeva, ma era un buon modo per far ripiombare il
silenzio tra loro.
*****
Le due e mezza passate.
Seiji si rivestì in silenzio in quell'ampia e lussuosa suite del più
ricercato albergo della città Era un turista ricco, eccentrico, che
pagava bene senza fare storie. Un cliente perfetto avrebbe dovuto pensare,
e invece la sua mente era vuota, vuota come . . come non sapeva cosa . .
Si passò una mano di fronte al viso, poi annuì a quell'uomo che
ghignava.
"Sei stato il miglior acquisto che ho fatto, piccolo!"
Lui cercò di sorridere. "Posso versarmi un bicchiere di qualcosa
prima di andarmene?"
Indicò il mobile bar di ultra design che campeggiava nell'enorme sala che
si apriva oltre una doppia porta laccata di rosso. L'uomo scosse il capo.
"C'è solo della vodka ma serviti pure. I soldi sono sul mobile
all'ingresso. Chiudi bene la porta quando esci."
Si voltò su un fianco e si mise a dormire. Seiji sospirò. Vodka o altro,
doveva solo prendere le pastiglie . . era l'unica cosa che sapeva
*dovesse* fare. Forse ne sarebbe morto, ma che importava? Che schifo di
vita era quella? Fredda, vuota, solitaria . . Ingoiò un sorso insieme
alle pastiglie.
Non le contava, ormai non le contava più. All'inizio stava sempre male ma
poi riusciva a non pensare. Era per bloccare i pensieri che le prendeva,
perché sentiva che se avesse ricordato sarebbe stato molto peggio che
così e lui non voleva . . non voleva sapere cosa avesse fatto di tanto
orribile per essersi ridotto così.
I soldi sulla mensola, se li mise in tasca dopo una rapida occhiata: erano
di più di quelli stabiliti, una congrua mancia per averlo soddisfatto,
come gli aveva promesso all'inizio. Doveva essere bravo in quel lavoro. Si
concesse un ghigno derisorio salendo in ascensore e guardandosi nel grande
specchio che rifletteva l'immagine di un ragazzo dai lineamenti delicati,
il corpo flessuoso modellato da anni di kendo, una pelle bianca sotto la
pelle nera del giubbotto e un paio di pantaloni aderenti chiari quasi
quanto lui.
I capelli biondi un po' lunghi, gli occhi viola intensi, bordati da lunghe
ciglia . . una puttana. Una puttana di lusso. Ecco cos'era. Dava il
piacere a chi lo desiderava e in cambio lo ripagavano con il denaro,
niente calore, niente dolcezza per lui. Era un lavoro come gli altri, dopo
tutto. Era solo uno schifoso lavoro . . perché l'amore e la dolcezza,
sapeva, non si potevano comprare. E uno come lui non poteva suscitare
altro che desiderio.
Nient'altro. Niente di più.
Le strade erano vuote e incredibilmente silenziose. Avrebbe potuto
chiamare un taxi e farsi portare ovunque, ma non aveva nessun posto dove
andare.
Chissà poi dove aveva lasciato la macchina. Non voleva preoccuparsi,
perché poi? Sorrise iniziando a camminare senza meta.
La città era scura e tranquilla, la luna vista fra i grattacieli pareva
immensa e luminosissima oltre ogni immaginazione, ma quel cielo e quel
silenzio ispiravano i pensieri e lui non li voleva.
Un fascio di fari lo colpì da dietro, pochi istanti dopo una macchina si
fermò al suo fianco.
"Lavori stanotte, bello?"
Lui sollevò il capo verso la luna, poi sospirò e annuì in silenzio
salendo in macchina.
*****
Shin compose il numero di Shuu con la mano che gli tremava. "Abbiamo
trovato la sua macchina! Touma dice che è vicino al Blue Angel, un
locale. Lo conosci? - un attimo per prendere fiato mentre Touma
parcheggiava a cavallo del marciapiede - Sì, allora ci troviamo
qui."
Un posto elegante e tranquillo, non troppo alla moda, non troppo
squallido.
La luce era troppo bassa per cogliere bene i lineamenti dei visi che li
circondavano e la cappa di fumo rendeva tutto più difficile. Shin iniziò
a girare per la sala, Touma si diresse verso il bancone del bar, il volto
teso in un'espressione risoluta e ben certo di come dovesse comportarsi.
"Sto cercando una persona."
Il barista sollevò un sopracciglio con fare annoiato. "Non
pretenderai che mi ricordo di tutti quelli che servo, vero?"
"Se l'hai visto te lo ricordi. Biondo, i capelli sulle spalle, occhi
viola, indossava una giacca di pelle nera. -Touma gli porse col fare più
naturale del mondo una banconota - Molto, molto bello."
L'altro sogghignò. "Credo di aver capito di chi parli, quello nuovo.
Davvero notevole, hai ragione, ma mi spiace, sembra che non ti abbia
aspettato, l'ho visto andare via con uno."
"Chi era?"
"Non lo so, veniva da un paio di sere ma non so chi sia. Vecchio,
ricco. Un cliente perfetto. Meglio di te di sicuro, ragazzo, anche se . .
sei tanto carino . . - sorriso malizioso di scherno - Aspetta, forse c'è
qualcuno che ne sa più di me."
Mosse una mano con fare amichevole verso una copia di ragazzi appena
entrati, abiti eleganti, roba di gran classe. 'E' andato via con uno'.
Touma deglutì. Sapeva benissimo cosa significava, non era certo uno
scemo, ma . . ma era Seiji . . si stava parlando di Seiji . . Shin gli
venne vicino, lui lo zittì con un cenno del capo, indicandogli Shuu e Ryo,
appena entrati.
"Allora?"
Uno dei due ragazzi che stavano parlottando col barista gli rispose con un
sorriso "E' un turista. Sta all'Hotel Luxor ma non so altro. Non
chiedo il nome ai miei clienti! - un sospiro - Peccato che se ne sia già
andato, stasera, paga bene ed è gentile, fossero tutti così . . E' stato
fortunato il tuo amico, ha anche roba di prima scelta."
Touma sentì la presenza salda di Shuu al suo fianco ed evitò di mettersi
a piangere. "Ricordi almeno il numero della stanza?"
Il ragazzo scosse i suoi riccioli rossi nell'aria. "Non ci ho fatto
caso."
Shuu gli mise una mano sulla spalla. "Andiamo."
Touma annuì in silenzio voltandosi mentre sentiva le risate alle sue
spalle "Ah, ma allora questa è una crisi di gelosia! Che cosa
romantica!"
Gelosia. Se solo avesse potuto permettersi il lusso di essere geloso! Era
semplicemente terrorizzato. Seiji che si faceva . . adescare come se fosse
un . . una prostituta da un vecchio ricco turista bavoso a cui piacevano i
ragazzini! Non sapeva se aveva più voglia di mettersi a piangere o di
picchiare qualcuno . . 'ha anche roba di prima scelta' . . voleva solo
trovarlo, voleva solo trovare Seiji e portarlo via da quello schifo . .
Il Luxor era vicino, un Hotel 5 stelle lusso, un palazzo di vetro e
acciaio ce svettava scintillante davanti a loro. Touma prese un profondo
respiro prima di scendere dalla macchina. Shin tossicchiò nervosamente.
"Sei sicuro di farcela? - Shuu indicò con un cenno del capo la porta
di vetro che si apriva di fonte a loro e gli lanciò uno sguardo
eloquente. - Se vuoi parlo io."
Touma si strinse nelle spalle. "No. Ho cacciato io Seiji in questo
casino, e io ce lo tirerò fuori. Voi cercate di essere d'aiuto."
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